mercoledì 14 settembre 2011

Odi et amo: sclero di un sabato sera casalingo

Ho sempre odiato i compleanni, i progetti a lungo termine, i lunghi amori, i lavori che ti obbligano a svegliarti alle 6 di mattina e indossare lo stesso identico completo di un terzo della popolazione mondiale: dell’uomo seduto nel sedile dell'autobus a fianco al tuo o del tizio nel cayenne che si è fermato alla tua destra durante il semaforo rosso guardandoti con quello sguardo sostenuto e al contempo rassegnato prima di ripoggiare la sua mano invecchiata, ma impreziosita da un rolex neanche troppo appariscente, e accellerare per poi sparire tra il griggiore di una fredda e triste alba romana.

Ho sempre odiato le cravatte, i mocassini, gli occhialetti da segretaria e il braccialetto collezione Return to Tiffany argento 925 dei laureandi di medicina, i tailleurs di quelli di giurisprudenza.

Ho sempre odiato frequentare sempre gli stessi posti, la stessa gente, rapportarmi sempre alle stesse idee e dovermi etichettare in un modo di vestire, in un genere musicale, in una classe sociale, in un unico tipo di svago, in un’unica tipologia di locale, scegliere tra il bianco e il nero, il dolce e il salato, il mare o la montagna. Io voglio tutto, io non devo scegliere.

Odio le sigarette e le sue numerose decine di marche, odio l’alcohol che con il suo gusto dolce o amaro ti succhia a poco a poco la vita e ti uccide le cellule epatiche, odio il caffè che ti crea dipendenza già a 10 anni e ti ingiallisce i denti, odio i denti che vanno sempre curati, odio curarmi delle cose, dei rapporti e delle persone, perché è già difficile farlo solo con me.

Odio i sabato sera che se rimani a casa ti senti più triste di un qualsiasi altro giorno, il tutto senza nemmeno un motivo plausibile.

Odio i carboidrati, gli zuccheri e i grassi idrogenati, qualsiasi cosa essi siano.

Odio le madri, che in un modo o nell’altro rovinano i figli, odio i figli che in molti modi rovinano le madri, odio i genitori e l’intero circolo riproduttivo, odio il fatto di dover continuare a mettere al mondo esseri senza un motivo più che valido giusto per dover salvaguardare la specie umana. Cazzo ce ne frega a noi della razza umana?

Odio il mondo, a cui non trovo un vero e proprio significato, ma forse più che altro non ce l’ha.

Odio i metallari che fanno troppo i metallari, i coatti che si comprano le magliette dei beatles, e poi sanno a malapena che sono esistiti e che all you need is love era stata usata per stranamore, odio questa nuova generazione di indie che oramai di indie non hanno niente, questa invasione di fiorellini, colori pastello, gilet e skinny jeans.

Odio gli alternativi e chi vuole esserlo,

ma poi voglio farlo anche io, e mi odio.

Odio i vigili che fanno le multe perché servono soldi al comune, odio la polizia con i manganelli che si sfoga la domenica allo stadio sul ragazzino esaltato di 17 anni perché la moglie gli mette la corna da un anno ma lui non ha le prove e si sente “impotente”.

Odio la pazzia che genera il sesso nei sessi, soprattutto quello maschile quando sente minacciata la sua mascolinità e tutti i conseguenti attributi.

Odio gli amici che non si dimostrano tali, ma poi in fondo cos’è l’amicizia?

Odio l’Amore che per quanto possa darti, per quanto possa durare, poi finisce, si appassisce, muore. E ancora una volta ti fa sentire impotente.

Odio chi ci crede e riesce a convincerti.

Odio i sentimenti umani, anche se sono l’unico lato piacevole dell’esistenza, umana, animale…è lo stesso. Fate un po’ voi.

Odio l’odio, anche se è un sentimento, o forse proprio per quello. Odio l’odio, ma non so odiare.

Io non so odiare.

Soprattutto l’arte.

E la verità è che c’è arte un po’ in tutto.

Nessun commento:

Posta un commento